Brexit, meno due

Per la prima volta il no in testa nei sondaggi

La verità è che gli inglesi non temono affatto un’Inghilterra più piccola ed isolata come gli ha prospettato, un po’ goffamente, il premier italiano Renzi in un editoriale sul Guardian nel caso votassero pro Brexit. Il popolo di sua Maestà sa benissimo di non esser mai stati piccolo ed isolato e che semmai coloro che gli si contrapposero sul vecchio continente finirono con l’essere schiacciati, tutti ed inesorabilmente. La Spagna alla fine del 500, la Francia alla fine del settecento, la Germania nelle due guerre mondiali del ‘900. Gli inglesi sono sempre stati un passo avanti al resto dell’Europa, sotto il profilo economico, grazie alle colonie e alla rivoluzione industriale e sotto il profilo istituzionale, visto che quando ancora vigeva l’assolutismo, la corona britannica aveva la costituzione e ora non c’è la più perché non ne ha bisogno. Sconfitti solo dagli Stati americani nella lotta per l’indipendenza, si sono rifatti abbondantemente con i rapporti commerciali instaurati subito dopo. Il governo americano rivoluzionario preferiva come partner il Regno unito che la giovane e tumultuosa repubblica francese. Da quel momento l’Inghilterra non ha più avuto rivali e se ne sono accorti a loro danno, Germania, Giappone ed Italia nel 1941. L’Inghilterra sembrava essere messa all’angolo e già si preparava una parata delle truppe tedesche a Londra, quando il fascismo europeo è crollato di colpo. Non meglio è andata al comunismo sovietico quando si è scontrato con un premier britannico che si chiamava Thatcher. Tutti ora sono inevitabilmente preoccupati di capire i costi finanziari causati da un’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Ue e delle conseguenze che ne deriverebbero economicamente per i paesi più deboli. Quali che possono essere le cifre e le condizioni non c’è dubbio di un danno gravoso, ma non è questo a preoccuparci. Preoccupa invece la perdita in termini di civiltà e democrazia per il complesso dell’Europa con un Inghilterra tornata lontana. Quanto si vede accadere in Austria, in Ungheria, in Turchia, le pressioni della Russia, la stessa situazione in ’Ucraina non sono rassicuranti. Un prossimo successo lepenista in Francia potrebbe risultare una rovina perché il lepenismo ha come primo avversario l’influenza britannica sul vecchio continente, essendo un movimento retrogrado nazionalista quello del vecchio Le Pen, e la figlia Marine non lo può rinnovare tanto profondamente. In Italia in caso di Brexit, anche i successi dei 5 stelle nelle amministrative prenderebbero una luce diversa. Tutti motivi per sperare che gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto, per la prima volta il no in testa, vengano confermati al termine della giornata di domani. Potremmo tutti tirare un sospiro di sollievo e vedere di andare avanti.

Roma, 22 giugno 2016